È in libreria da qualche settimana il nuovo libro del barese Beppe Lopez, una carriera di addetto stampa, giornalista locale, fondatore di «Repubblica» e poi di nuovi quotidiani in Puglia e Basilicata, oltre che scrittore di successo grazie, in particolare, al romanzo Capatosta. Ma non di narrativa si tratta stavolta, bensì di una vera e propria inchiesta tradizionale: La casta dei giornali. Così l’editoria italiana è stata sovvenzionata e assimilata alla casta dei politici (Stampa Alternativa – Eri-Rai, pp. 208, euro 10). Un argomento, per la verità, già affrontato con la solita competenza dalla trasmissione Report negli anni scorsi, e che ora Lopez approfondisce e mette nero su bianco facendo tutti i nomi dei grandi gruppi editoriali, di cooperative e semi-clandestini giornali di partito sovvenzionati (talvolta tenuti in vita) dalle elargizioni statali. Il riferimento del titolo al best-seller estivo di Stella e Rizzo lo rende un pamphlet adatto a una lettura di massa, e l’argomento è certamente importante nell’ampio dibattito sulla libertà d’informazione in Italia, della quale questa distorsione del mercato ne rappresenta una delle maggiori mortificazioni.
In quarta di copertina si legge: «Anche le più recenti e clamorose inchieste che hanno puntato l’indice contro la “casta” e i “costi” della politica glissano su uno dei più grossi scandali politico-amministrativi degli ultimi decenni: il finanziamento statale dei giornali. Eppure un portentoso flusso di danaro pubblico, calcolato sui 700 milioni di euro in un anno, finisce per mille rivoli, sotto forma di contributi diretti o indiretti – attraverso una stratificazione di norme clientelari, codicilli, trucchi e vere e proprie truffe – nelle casse di grandi gruppi editoriali, organi di partito, cooperative, giornali e giornaletti, agenzie, radio e Tv locali, ma anche di finti giornali di finti “movimenti” e di cooperative fasulle. Rimpolpando gli utili degli azionisti di grandi testate in attivo. Alimentando sottogoverno e clientele. E consentendo illecite rendite e privilegi mediatici a un esercito di “amici degli amici”».
Via: http://www.stampalternativa.it/
In quarta di copertina si legge: «Anche le più recenti e clamorose inchieste che hanno puntato l’indice contro la “casta” e i “costi” della politica glissano su uno dei più grossi scandali politico-amministrativi degli ultimi decenni: il finanziamento statale dei giornali. Eppure un portentoso flusso di danaro pubblico, calcolato sui 700 milioni di euro in un anno, finisce per mille rivoli, sotto forma di contributi diretti o indiretti – attraverso una stratificazione di norme clientelari, codicilli, trucchi e vere e proprie truffe – nelle casse di grandi gruppi editoriali, organi di partito, cooperative, giornali e giornaletti, agenzie, radio e Tv locali, ma anche di finti giornali di finti “movimenti” e di cooperative fasulle. Rimpolpando gli utili degli azionisti di grandi testate in attivo. Alimentando sottogoverno e clientele. E consentendo illecite rendite e privilegi mediatici a un esercito di “amici degli amici”».
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