giovedì 10 luglio 2008

"Metamorfosi di un monumento", di Aldo Indini

Metamorfosi di un monumento - Le colonne del porto di Brindisi è il titolo del quaderno realizzato da Aldo Indini e che l’Unione cattolica italiana tecnici di Brindisi (Ucitec) presenta questa sera alle 19.30, presso il salone «San Michele» a Brindisi (piazza Duomo, annesso alla Basilica Cattedrale). Ad introdurre sarà il presidente del sodalizio, ing. Donato Caiulo, mentre ad illustrare il contenuto del quaderno sarà lo stesso Indini che, meglio di chiunque altro, comunicherà la sua proposta. Essa è sostanzialmente proposta di ricerca e di impegno per non lasciare cadere l’argomento nel dimenticatoio: «è dunque importante - scrive l’autore nella premessa - che una équipe di esperti si prenda cura della ricerca», mentre in queste pagine egli ha proposto interrogativi di ricerca, perchè - ha scritto - quando pubblicò la precedente ricerca «non sembrava fosse opportuno “sconvolgere fatti che appartengono da secoli al patrimonio storico delle memoria cittadina”».

E queste pagine, dunque, sono la logica conseguenza di quanto Indini ha scritto in passato. Lo ricordiamo, sull’argomento, prima con La leggenda delle colonne del porto di Brindisi, quindi - invitato a pubblicare un «Chartularium» con i documenti da lui citati - con un’edizione accurata dei documenti secenteschi della «Pratica». Quella ricerca si chiamava «dagli atti di concessione e ratifica la storia della colonna del porto di Brindisi data a Lecce». Adesso, in queste nuove pagine, Indini parte dal 15 ottobre dello scorso anno, giorno in cui si rivolse alla commissione scientifica, e percorre a ritroso un cammino, citando documenti, spigolando qua e là, anche mezzo rigo di fonte documentale o di scritto, utile a far proseguire la ricerca. Ripercorre la vicenda dei blocchi consegnati a Lecce, studia soprattutto il percorso «della “metamorfosi” di un monumento»; nota come «da “Colonne Romane” si giunge al nome “Colonne del Porto” nel riferimento riguardante l’ammaraggio degli idrovolanti preso l’idroscalo, i cui hangar erano stati costruiti durante la prima guerra mondiale per i dirigibili». Ed ancora si sofferma, con dovizia di particolari sul periodo in cui la città fu ricostruita, nel medioevo, ai tempi del protospatario Lupo. Sono pagine dense ed argomentate, quelle di Indini, che confrontando autori afferma: «Vi è certamente un vuoto da colmare tra i documenti rinvenuti, al fine di accertare le differenti interpretazioni fornite. Necessita appurare se dalle fonti emergano dati discordanti, verificare analogie e divergenze. Da questo lavoro potrebbero riemergere eventi e personaggi che hanno avuto un ruolo importante nella ricostruzione della storia delle nostra città. Apriamo dunque - conclude - nuove strade ad una ricerca da approfondire...».