venerdì 12 settembre 2008

"In punta di spillo", di Giuseppe Rosato

È in distribuzione a partire da questi giorni un nuovo volume di Giuseppe Rosato, scrittore, poeta e giornalista abruzzese, pubblicato per i tipi della Stilo Editrice di Bari, dal titolo In punta di spillo. Vita sociale e costume (pp. 218, euro 15). Tracciare un rapido excursus sul lungo e articolato curriculum professionale ed editoriale dell'autore è cosa ardua. Basti dire che, nato nel 1932 a Lanciano, ha operato professionalmente per molti anni in RAI, dove ha curato servizi e programmi giornalistici. È stato anche insegnante di Lettere e, in particolare, instancabile scrittore attraversando tutti i generi, dal saggio alla cronaca, dalla narrativa alla poesia. Proprio a questi ultimi due campi risalgono molte delle sue ultime pubblicazioni di questi anni, come L’inganno della luce (2002), La vergogna del mondo (2003), Di questa storia che declina (2005), L’inguardabile vero (2005) per la poesia, e Normali anomalie (2003), La casa del prete (2005) e Le storie di Ofelia (2007) per la narrativa. È stato, inoltre, collaboratore di molte riviste e ha diretto i periodici «Dimensioni» (1958-74) e «Questarte» (1977-86).

Proprio in qualità di collaboratore del maggiore quotidiano pugliese, «La Gazzetta del Mezzogiorno», era stato chiamato nel 2003 dall'allora direttore Lino Patruno per la pubblicazione di brevi inserti sui maggiori fatti di cronaca, politica e costume in prima pagina, nella rubrica intitolata, appunto, Spilli. Proprio di questa collaborazione è testimonianza questa sua ultima pubblicazione, nella quale vengono raccolti tutti questi brevi scritti, pubblicati dal 2003 al 2007. Com'era nelle intenzioni della rubrica, decisamente varie sono le notizie e dalle quali Rosato ha tratto ispirazione per questi Spilli. Dalla politica italiana (sono soprattutto i lunghi anni del Berlusconi bis) a quella internazionale (dalla guerra in Iraq ai tanti altri conflitti dimenticati), dalle frivolezze televisive (sempre descitte con una buona dose di sarcasmo) al costume della società italiana, l'autore, pur nella diversità di accenti, non manca mai di mettere a frutto le doti dissacratorie del conterraneo Ennio Flaiano, ma anche di Leo Longanesi (entrambi citati nel volume). Il sapido e ironico moralismo di Rosato verso l'Italia e il mondo viene meno solo negli "spilli" scritti e pubblicati in occorrenza delle festività, quando l'accorata riflessione sui mali del mondo viene associata a tenui tratteggi del suo sentimento religioso.