Per le Edizioni Dedalo, nella collana dei Libelli vecchi e nuovi diretta da Enzo Marzo, della quale avevo già tempo fa segnalato un volume di Norberto Bobbio, è stato di recente pubblicato un volume di Pierfranco Pellizzetti dal titolo La quarta via. Una Sinistra vera dopo la catastrofe (pp. 256, euro 16). L'autore è uno studioso di Politiche di territorio e di Organizzazioni complesse che alterna l’insegnamento all’attività pubblicistica. Già docente incaricato alla Facoltà di Architettura dell’Università di Genova, ha insegnato in numerosi Master. Membro del Comitato scientifico di «Critica Liberale», è saggista di «Micromega» e opinionista del quotidiano «Il Secolo XIX».
Questo volume di Pellizzetti, dopo una lunga disamina degli effetti della globalizzazione e, nel contesto italiano, del berlusconismo, trova le sue parti più efficaci, più che nell'analisi della sconfitta della Sinistra alle ultime elezioni politiche in Italia e non solo, nella soluzione indicata dallo studioso: quella di una «quarta via» che possa rifarsi a due modelli disponibili, cioè alla «via parigina» indicata da Serge Latouche (il modello della decrescita, i cui aspetti positivi vengono però sopraffatti, secondo Pellizzetti, da un'eccessiva dose di astrattezza), ma soprattutto la «via catalana». Chiamata così perché «questo insieme di pratiche strategicamente orientate è stato messo all'opera proprio a Barcellona nel corso degli anni '80», questa «quarta via» indispensabile per la rinascita della Sinistra consiste nel «creare socialità nella dimensione territoriale», con uno sviluppo dal basso delle stesse politiche locali. Un vero e proprio laboratorio territoriale che possa unire l'orizzontalità della politica alla verticalità di un «progetto condiviso come speranza che inventa futuro» e alla «profondità della propria etica pubblica come coerenza tra il dire e il fare che diffonde fiducia». Il tutto, a partire da due esempi della politica mondiale: quelli di Josè Luis Zapatero e di Barack Obama.