lunedì 8 settembre 2008

"Rima rerum", di Antonio Vigilante

Ringraziando l'autore per la segnalazione, provvedo subito a riportare la notizia della nuova pubblicazione di Antonio Vigilante, la raccolta di poesie dal titolo Rima rerum. Prima ancora che il contenuto, il volume assume uno speciale interesse per le modalità di diffusione, così generalmente estranee al mondo delle piccole case editrici. Pur essendo pubblicato in versione cartacea dalle Edizioni del Rosone a prezzo comunque ridotto (pp. 80, euro 5), il volume di poesie di Vigilante è distribuito con licenza copyleft: è cioè scaricabile gratuitamente qui oppure direttamente dal blog dell'autore. Questa modalità, va sottolineato, è specifica di una intera collana delle Edizioni Del Rosone, Gli Apolidi, i cui titoli oltre al consueto formato cartaceo sono disponibili sempre anche in formato digitale e, a scelta dell'autore, o gratuitamente o con l'opzione di un download a un costo ulteriormente ridotto.

Antonio Vigilante è nato a Foggia il 23 dicembre 1971. Vive a Manfredonia, dove insegna scienze sociali in un liceo. Ha pubblicato: La realtà liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini (Edizioni del Rosone, Foggia 1999), Quartine (ibidem, 2001), Il pensiero nonviolento (ibidem, 2004), La barchetta di Virginia. Manifesto per una scuola improbabile (Rainone Editore, Bergamo 2006). Ha curato e/o tradotto: La carità carnale. Istoria di Suor Giulia di Marco (Rainone Editore, Bergamo 2006), G. Rensi, La religione. Spirito religioso, misticismo e ateismo (Sentieri Meridiani, Foggia 2006) e M. K. Gandhi, La prova del fuoco. Nonviolenza e vita animale (Edizioni del Rosone, Foggia 2007). In Rima rerum le poesie sono suddivise in otto sezioni, numerate in ebraico, introdotte e concluse da brevi prose poetiche. E anche la prosa introduttiva è strettamente legata all'ebraismo: questo l'incipit suggestivo: «םיעגי םירבדה־לכ dice Qohelet (1, 8). Tutte le cose sono - cosa? Cosa sono tutte le cose? "In travaglio", dice la Bibbia di Gerusalemme. "Ogni cosa si affatica", traduce la Diodati; per la Nuova Diodati "richiedono fatica", le cose. E la Vulgata: cunctæ res difficiles. Il Lexikon del Gesenius dice: omnia verba fatigantur, fessa fiunt. רבד è in ebraico tanto la parola quanto la cosa. Fesse, spaccate. Tutte le cose, tutte le parole sono spaccate. Tutte le cose, tutte le parole sono aperte. La parola latina rima – anch’essa fessa, spaccata – può indicare questa essenziale apertura, questa spaccatura delle cose che si manifesta all’uomo che parla nell’assemblea. Cosa vuol dire che le cose e le parole sono aperte? Vuol dire che non sono cose. È la fine del mondo, la sconfitta delle parole. La cosa sta al di là del mondo e al di là delle parole. Mondo e parola cadono, cedono alla provocazione che l’apertura delle cose rappresenta».