sabato 17 maggio 2008

"Palestina 1881-2006", di Fabio De Leonardis

È stato pubblicato poco più di un anno ma verrà presentato ancora una volta a Bari, martedì 20 maggio alle 18 nel Fortino S. Antonio, il volume di Fabio De Leonardis dal titolo Palestina 1881-2006. Una contesa lunga un secolo (pp. 452, euro 18, prefazione di Basaam Saleh). Alla presentazione intereverranno, oltre all'autore del libro, Samih Habib del «Comitato Popolare contro l'Assedio a Gaza» e Andrea Catone (associazione Most za Beograd). Il libro è stato pubblicato dalla casa editrice napoletana La città del Sole, specializzata nei campi della filosofia, della storia, della politica, della sociologia e di settori specifici delle scienze naturali e propone volumi «contro la riduzione a merce dell'uomo e del prodotto del suo ingegno». L'autore, Fabio De Leonardis, è nato a Bari nel 1977 ed è dottore di ricerca in Teoria del Linguaggio e Scienze dei Segni presso il Dipartimento di Pratiche Linguistiche e Analisi di Testi dell’Università di Bari, dove si occupa di letteratura con particolare riferimento al romanzo africano e di analisi del discorso politico.


Così si legge nell'ampia quarta di copertina: «Un proverbio arabo recita che, una menzogna ripetuta per tante volte, diventa realtà. La grande bugia è che la Palestina fosse una terra disabitata e, perciò data a un "popolo" senza terra, il che è una altra menzogna. in quanto la religione ebraica è una religione: trasformarla in una nazione è una bizzarria.Il petrolio, come fu un tempo per la via della seta, presuppone anche il controllo delle vie di comunicazione. La Palestina non ha il petrolio, ma la sua posizione la rende indispensabile per il controllo delle ricchezze petrolifere da parte dell'imperialismo mondiale e di Israele. Una entità statale antiaraba nel cuore di questa regione ha significato destabilizzazione, divisione, guerre e povertà per il mondo arabo che paga carissimo questa strategia: la maggior parte dei paesi produttori di petrolio sono arretrati e sottosviluppati. La loro ricchezza, per colpa dei loro governanti. è nelle mani delle grandi compagnie petrolifere occidentali. Con il pretesto dello stato di guerra con Israele, la maggior parte delle entrate vengono spese per l'acquisto di armamenti - sempre dal l'occidente che si è alleato con regimi feudali e antidemocratici. Queste armi sono usate contro ogni ribellione popolare o contro i movimenti di opposizione a questi regimi. In nome della Palestina sono stati fatti colpi di stato, rovesciati governi, sono stati repressi nel sangue partiti comunisti e movimenti progressisti. [...] I palestinesi sono decisi a rivendicare con ogni mezzo necessario tutti i loro diritti inalienabili alla vita, alla terra, all'autodeterminazione. Per la soluzione di questo conflitto è necessario ritornare all'origine del problema e dar vita a un sistema politico, laico e democratico, che garantisca a tutti i milioni di cittadini - palestinesi e israeliani, oggi in conflitto, ma destinati a vivere insieme- uguali diritti e doveri, senza discriminazioni religiose o razziali. Il libro ha particolare attenzione per la storia della sinistra palestinese e della sinistra non-sionista israeliana e contiene anche una ricca sitografia interna, un glossario che offre un inquadramento storico-politico delle più rilevanti organizzazioni politiche israeliane e palestinesi».