Pubblicato dall'editore Schena di Fasano, è stato presentato la scorsa settimana a Bitonto un nuovo libro di Giosuè Patrizio Lippolis, da Putignano, dal titolo La figlia del vento (pp. 160, euro 14). All'incontro hanno partecipato, oltre all'autore, il prof. Scipione Navach, L'autore, imprenditore del settore tessile-abbigliamento, ha al suo attivo già altri due libri. Il primo, del 2003, dal curioso titolo Un uovo appisolato sulla sedia a dondolo, che raccoglie poesie, pensieri, intuizioni, scritte ed appuntate a partire dagli anni '70. Al 2005 invece risale il suo secondo libro, Chissà se potremo, pubblicato da Palomar nella collana Antiquam matrem, e conteneva ancora pensieri e poesie sparse. Con La figlia del vento, invece, l'autore pubblica il suo primo romanzo, inframmezzato tuttavia da diciotto poesie.
Protagonista del romanzo, ambientato in Puglia, è Anna, una adolescente, primogenita di tre figli (gli altri due sono Simonetta e Raffaele) che vive col padre Antonio e la madre Concettina in uno stato di dignitosa miseria, e che durante il romanzo finirà anche a Lampedusa, nel centro di permanenza dell'isola, mossa dall'istinto di aiutare i migranti giunti in Italia. Come si legge in quarta di copertina, la protagonista viene «descritta nella maturazione da adolescente a donna, coagula in sé il pragmatismo razionale della sua origine contadina all’esigenza interiore di un rapporto con l’alterità, tanto da riuscire a instaurare un contatto con la contessa Adele, nel cui sguardo “ogni tanto si accennava un mancamento di forze e di ragione, un luccichio di solitudine velata con una sottile patina agli occhi”». A questo romanzo di Lippolis è stato inoltre dedicato un approfondito saggio critico da parte del prof. Scipione Navach (si può leggere qui), dove tra l'altro si legge: «La poesia sta nell’orecchio dell’autore, come tensione d’animo,come forza segreta e fascinosa pronta ad esplodere, ad ogni pié sospinto ; è come una sorta di sinfonia celeste,che vola alto sulle miserie degli uomini,distraendoli,nel momento stesso in cui sembra che essi stiano per essere travolti dalla realtà. Tralasciando quelle,che sono oggetto di recitazione,voglio ricordarne una sola, che alla forza della poesia associa una mirabile nitidezza descrittiva :
“Nell’acqua gelida e limpida di aprile
nuota nuda la donna immaginaria
che s’appropria a bracciate
dell’onda.
Immensa luce
riverbera sul corpo bagnato
e ciocche di lisci capelliabbarbicati alla schiena
sommossi nel sale"».