venerdì 16 gennaio 2009

"Pubblica amministrazione e bene comune", di Waldemaro Morgese

Waldemaro Morgese, direttore della "Teca del Mediterraneo", la Biblioteca Multimediale del Consiglio Regionale della Puglia che si trova a Bari, in via Giulio Petroni (e che proprio oggi, per inciso, presenta dall'Italian Film Festival di Bari un documentario co-prodotto con la Filmgrad di Roma, e ambientato a Bari, dal titolo Leonardo), ha pubblicato da poco in volume una raccolta di suoi articoli che testimoniano un'attività culturale lunga 30 anni. Il volume, dal titolo Pubblica amministrazione e bene comune. 30 anni di idee, è stato pubblicato dalle Edizioni Dal Sud di Bari. Nato a Mola di Bari, Morgese si è laureato a Roma presso l'Università La Sapienza. Oltre a diversi incarichi dirigenziali nella pubblica amministrazione, ha ricoperto anche il ruolo di docente di materie economiche nelle Università di Bari, Foggia e Lecce. Oltre a numerosi articoli su riviste, ha pubblicato nel 1985 insieme al sen. Antonio Mari il volume La sfida della programmazione. Movimenti e politiche per l’agricoltura in Puglia, Edizioni dal Sud, e nel 1996 la monografia L’azienda ‘no profit’ – Ordinamento economico d’istituto, Cacucci.

Sulla sua ultima pubblicazione ha scritto una significativa recensione sul «Corriere del Mezzogiorno» il prof. Ennio Corvaglia, docente di Storia contemporanea all'Università di Bari. Scrive infatti Corvaglia sul volume di Morgese: «Le argomentazioni di Morgese sembrano spaziare su tematiche varie (dal decentramento alla qualificazione della spesa, dall'innovazione nell'amministrazione al controllo di gestione, dalle nuove funzioni delle biblioteche ai connessi problemi della multiculturalità) ma che ruotano tutte su un problema di grandissima attualità, indirettamente esploso in queste settimane: la questione dell'autonomia dell'azione amministrativa negli enti periferici e la qualità dei controlli che essa deve mettere in atto. Nonostante le novità introdotte negli ultimi anni, non sembra che sia stato risolto quel delicato passaggio da un'amministrazione intesa come braccio esecutivo del potere politico ad un'altra caratterizzata dal possesso di competenze, parametri valutativi, sistemi di cooperazione, tale da superare finalmente quegli approcci giuridicizzanti dell'azione amministrativa che altro non sono che le conseguenze della prima impostazione e dei tradizioni assunti weberiani». Le osservazioni dell'autore, conclude Corvaglia, hanno «al centro un nodo: come introdurre nelle "aziende pubbliche non-imprese" logiche imprenditive che non rendano però inconciliabili le funzioni politiche rappresentative con gli scopi misurabili pragramticamente degli operatori tecnici (management), i fini dell'efficienza con quelli dell'equità».