venerdì 6 febbraio 2009

"Frammenti di un interno", di Vito Antonio Conte

Dopo aver partecipato con proprie composizioni a diverse antologie poetiche negli anni scorsi, oltre a cinque autonome raccolte di (liberi) versi e il romanzo breve L’improbabile vera storia di un uomo chiamato Luna, tutti per l’editore Luca Pensa di Cavallino (Le), Vito Antonio Conte, “intellettuale impegnato” oltre che collaboratore delle pagine culturali di «Paese Nuovo» e del «Nuovo Quotidiano di Puglia», ha da pochi mesi pubblicato, per la stessa casa editrice, un secondo romanzo breve (romanzo anomalo, secondo la definizione dell’autore), dal titolo Frammenti di un interno (pp. 114, euro 12), all’interno della collana AlfaOmega. «Romanzo anomalo» è una definizione che, come si suol dire in questi casi, è tutta un programma. D’altra parte, l’attività di poeta di Conte non poteva non emergere, senza nascondersi, anche in una prova narrativa come quella in questione. Una prova narrativa, tuttavia, sui generis come si comprende già dalle prime pagine, nelle quali la poesia, o quantomeno una fluida prosa poetica, scavalca di gran lunga la narrazione vera e propria. Le prime trenta pagine circa servono, comunque, a prendere dimestichezza sia con lo stile dell’autore, sempre pronto a disseminare, velatamente, «frammenti» della trama narrativa, sia con il carattere del personaggio protagonista, Walles.

L’incipit del libro sorprende e appare una sorte di j’accuse che non risparmia colpi contro l’inquinamento, il capitalismo, il potere («Pregni di quel falso alloro o, nella migliore (per loro...) delle ipotesi, con le tasche piene ma putride del comune olezzo», quasi a ricordare «Banchieri, pizzicagnoli, notai, / coi ventri obesi e le mani sudate, / coi cuori a forma di salvadanai...»). La storia si sviluppa invece su due piani. Il primo è il contatto sfiorato di Walles con la morte in un incidente d'auto: un racconto assai dettagliato, ma non meno poetico, che fa da cornice alla vera e propria narrazione. Quest'ultima è quella che vede protagonisti, oltre a Walles, Alex Cotruro e Chiara Wyttesthal, tutti e tre appartenenti a una Agenzia di investigazione che ha il compito di scovare un serial killer misterioso. Un'indagine «anomala» anch'essa, se non altro perché viene raccontata con uno stile contrario a quello di un qualunque, banale, "poliziesco": ovvero, non prestando molta attenzione ai dettagli e agli indizi, bensì, prevalentemente, al rapporto che i tre intrattengono durante l'indagine, e ai loro trascorsi passati. A rendere più interessante il quadro è il cosmopolitismo dei personaggi, tutti in qualche modo legati a lontane parti del mondo: cosicché Chiara è «islandese di nascita», Alex è un «uruguagio di origine calabrese», sempre Chiara ha visto smarrirsi un figlio a Mumbaj e altri casi ancora. L'indagine prosegue sempre in prosa poetica, condita da una buona dose di ironia, fino alla conclusione delle indagini. e del romanzo. Non mancano, infine, nel libro di Conte, riflessioni sulla scrittura (cap. III), sulla solitudine (cap. IV) e arguti monologhi (uno in particolare, alla maniera di Céline).