lunedì 11 febbraio 2008

Secoli fra gli ulivi

L'ultimo tra i più interessanti titoli di Manni è la riscoperta di un grande libro del e sul Salento. Si tratta di Secoli fra gli ulivi, l'opera di Fernando Manno riproposta a cinquant'anni dalla morte dell'autore a cura del giornalista e scrittore Antonio Errico (pp. 192, euro 14). Come si legge nell'introduzione di Errico, «Secoli fra gli ulivi è libro di memoria individuale, ma non solo; è anche libro di memoria generazionale, ma non solo; è ricostruzione di una civiltà contadina, ma non solo. Questo è libro di memoria della terra, intesa come sistema complessivo e complesso la cui struttura portante è costituita da natura e cultura, mito e storia, umanità e geografia, religione e linguaggio, uomo e paesaggio». Fernando Manno nacque a San Cesario di Lecce il 6 dicembre 1906. Fu direttore degli Istituti di Cultura Italiana in Romania, Spagna, Portogallo, Guatemala. Negli anni Cinquanta fu tra i protagonisti del mondo culturale nel gruppo di Maria Bellonci, a Roma, dove morì il 31 maggio del 1959. Secoli fra gli ulivi, la sua unica opera letteraria, fu pubblicato nel 1958 dalla storica tipografia Pajano di Galatina.

Per Manno «il Salento è di senso orizzontale. Il paesaggio, la architettura arborea come la spirituale si dispiegano per spazi, per superfici. O per nembi, come gli uliveti. Non ci sono alberi di senso acuto. Il cipresso i salentini lo evitano come albero mesto, perché in noi anche la malinconia è volume grosso, viluppo di lunghi, perduti itinerari, sino al lievito della paura». Qui «lo spirito di questo barocco è sognante e indefinito. E sarebbe l’antibarocco così lontano dalle chiusure ideologiche ed esoteriche del barocco autentico [...] Fra la terra e il mare, dove l’Adriatico volge allo Jonio, la preistorica “Centopietre” di Patù, fa da modello ai casolari agresti. Forme nuragiche all’ombra degli oliveti. Natura e forme “stanno”, come noi, dalle origini. E lì, a Lucugnano, sopra la loggia del palazzo avito, protesa sugli uliveti e le pietre come una zattera di sogni, planano fantasie e Meduse di Girolamo Comi».