venerdì 8 agosto 2008

"Emigranti Esprèss", di Mario Perrotta

Dal 20 marzo scorso la trasmissione radiofonica di Radio2 Emigranti Esprèss dello scrittore e attore salentino Mario Perrotta è anche un libro, pubblicato per Fandango Libri (pp. 148, euro14), che raccoglie proprio i racconti di emigrazione dal Sud Italia narrati dall'autore-attore durante le puntate del programma televisivo (molto materiale, anche audio, è disponibile sul sito web personale dell'autore, www.marioperrotta.com). Mario Perrotta (Lecce, 1970) si è imposto al pubblico e alla critica teatrale con un dittico di spettacoli di affabulazione, Italiani cìncali (2003) e La turnàta (2005), dedicati al tema dell’emigrazione italiana nel secondo dopoguerra. E' un universo, quello dei migranti, che Perrotta ha conosciuto personalmente quando, ancora bambino, si recava in treno a Bergamo per far visita al padre, trasferitosi al Nord per motivi lavorativi. Proprio su questi treni l’attore ha conosciuto le vicende e le tragedie dei lavoratori meridionali costretti, nella miseria degli anni 50-60, ad emigrare per cercare lavoro nelle cave di carbone o nelle fabbriche del Nord Europa.

Emigrati Esprèss è la cronistoria di un viaggio nel treno che partiva da Lecce e giungeva a Milano e infine a Schaffausen e Stoccarda negli anni Settanta e Ottanta. In quarta di copertina si legge: «Era il 1980. Stazione di Lecce. Ore 21 e 07. Come tutti i giorni di ogni benedetto anno, a quell'ora parte il treno degli emigranti che raccoglie le braccia da lavoro della costa adriatica d'Italia, per "fiondarli" tutti insieme fino a Milano, incollati l'uno all'altro dallo "sputazzo" che è il treno stesso. Arrivati di slancio nella capitale meneghina, gli elastici di quella fionda si allentavano e i pallini umani venivano "sparati" chi verso la Svizzera, chi verso il Belgio, la Germania, la Francia… Nel 1980 su quel treno c'ero anch'io. E avevo solo dieci anni. E viaggiavo da solo! Una volta al mese. Ora mi hanno dato quindici capitoli di libro per raccontartelo quel viaggio. Non so se bastano, ma ci provo…». Sul libro di Perrotta ha scritto anche Giacomo Annibaldis su «La Gazzetta del Mezzogiorno» della scorsa settimana: «Spiare negli scompartimenti e osservare i gesti dei viaggiatori, diventa un esercizio d’antropologia, per comprendere i legami famigliari, le solitudini, le confidenze dei viaggiatori; chi si toglie le scarpe e chi dorme "a incrocio"; o come si sistemano le ragazze tra parenti... E se la Romagna lattiginosa è la "terra dell’alba", perché l’entrata in questo territorio corrisponde al primo barlume del giorno; il Po è il confine tra due filosofie di vita e di destino: tra quelli che "lavorano per vivere" e quelli - al Sud - che "vivono per lavorare". Emigranti Esprèss è un commovente treno pervaso da una teatralità giullaresca, che si avvale di immagini iperboliche, di un dialetto spiritoso e diffuso (a tal punto che non capisci se a questa scelta stilistica si debbano imputare errori come "smesse" per "smise" o "si messe" per "si mise"); pervaso da un appello alla complicità rivolto al lettore. [...] Emigranti Esprèss è un treno che arriva a destinazione: che è quella di non farci dimenticare la sofferenza dei tanti uomini costretti da un confine a essere "gente di serie B"».