Segnalo oggi un nuovo esordio letterario di un giovane pugliese, quello di Mino Pica con il suo romanzo L'attesa dell'attesa (pp. 136, euro 10), pubblicato dalla casa editrice "Giovane Holdem Edizioni" di Viareggio. L'autore, nato a Brindisi, si è laureato in Scienze della Comunicazione nel 2005. Le sue grandi passioni, la scrittura e il giornalismo, lo portano a entrare in radio a soli 14 anni e a scrivere il primo articolo per un quotidiano locale appena un anno dopo. Seguono numerose collaborazioni con settimanali, portali, mensili e televisioni del territorio di Brindisi. Nel 2006 diventa responsabile redazionale di un portale internet con cui organizza un concorso musicale, oltre a creare una rete fra associazioni culturali e non solo. Grande spazio al romanzo è dato sul blog personale dell'autore, raggiungibile qui.
La presentazione del romanzo è a cura di Miranda Biondi, direttrice editoriale dell'agenzia e casa editrice viareggina, che così scrive: «Un gatto nero sfugge - a chi a che cosa? - e nel farlo sfiora la realtà, la capovolge, la shakera, generando mondi possibili alterati e inquieti, entrando nei quali il lettore dovrà necessariamente scendere a patti con l’autore fidandosi totalmente di lui, facendosi trasportare per mano e sospendendo inevitabilmente ogni giudizio. Il romanzo d’esordio di Mino Pica narra una storia che lungi dall’essere un semplice viaggio alla ricerca di se stessi, appare piuttosto come una finzione verbale pensata per porre delle domande assai più che per offrire delle risposte. Un edificio scritturale complesso, un puzzle apparentemente impazzito nel quale l’autore, attraverso un metodico proiettarsi tra i propri pensieri, innalza geometrie perfettamente incastonabili così da raccontare una storia intima nel modo più oggettivo possibile. E' un libro che narra di sentimenti, senza mai essere sentimentale. Assomiglia a un lungo film, dove al posto delle immagini ci sono le parole e i tempi verbali imperfetto, futuro anteriore, condizionale funzionano da motore delle vicende, fanno viaggiare nel tempo e nello spazio una storia perfettamente immobile. La grande capacità del narratore è qui: ha inventato una lingua per dipanare una storia-che-non-c’è. Il protagonista purifica i nostri sentimenti attraverso la messa a nudo dei propri. Ci invita a tuffarci come in un caleidoscopio nel vuoto di una generazione, con conseguente liberazione finale, realizzata nel disinteresse di quale tempo sia reale, concreto e storico lasciando che tutto passi via, con il suo carico di speranze mai davvero perdute».