Lo scorso 27 luglio, in occasione dell'anniversario della nascita del musicista pugliese Mauro Giuliani, nato a Bisceglie ma vissuto buona parte della sua vita a Barletta, è stato presentato presso la Biblioteca provinciale "Santa Teresa dei Maschi" di Bari un nuovo volume, il terzo, scritto sulla vita e le opere del musicista da parte di un suo pronipote, Nicola Giuliani, dal titolo La sesta corda. Vita narrata di Mauro Giuliani che segue i due precedenti Omaggio a Mauro Giuliani. L'Orfeo di Puglia (1999) e Mauro Giuliani. Ascesa e declino del virtuoso della chitarra (2005). La nuova opera dell’autore biscegliese, pubblicata da Levante editori, racconta in maniera avvincente, e con ricchezza di corredo documentario ed iconografico, la figura, la vita e le traversie familiari del grande compositore, dalle sue origini in terra di Bari ai lustri viennesi, sino agli ultimi anni trascorsi fra Trieste, Roma e Napoli, dove si spense alla mezzanotte del 7 maggio 1829. Quella di Mauro Giuliani è stata, ha ricordato Massimo Palumbo, «Una vita fatta di musica, di concerti, di opere composte, di studio, di metodo; una vita dedicata soprattutto alla chitarra a sei corde: grazie a Mauro Giuliani la chitarra da semplice strumento di accompagnamento diviene strumento protagonista».
Una ricerca, quella di Nicola Giuliani, iniziata ancora una volta tra le carte di famiglia (nel corso della serata a Santa Teresa dei Maschi sono stati letti anche brani dal suo epistolario), poi proseguita negli archivi, come testimonia anche il ricco apparato dei documenti e iconografico proposto nel libro, tutto materiale che fa parte della collezione privata dell’autore). La prefazione al volume è a cura del musicista Massimo Scattolin, che scrive: «se dovessi scegliere l’opera che più amo di Giuliani, sicuramente direi il primo concerto, opera 30. In esso trovo la sintesi perfetta della sua poetica: il primo movimento scorre tra geniali invenzioni tematiche che inondano di gaiezza anche gli animi più distratti; all’inizio del secondo tempo esce l’anima più misteriosa e malinconica del compositore, che ti porta improvvisamente verso un abisso, dal quale ti risolleva, prendendoti per mano con melodie sempre più dolci; il terzo movimento è un intreccio di danza, una festa della musica, un trionfo della cantabilità e delle possibilità della chitarra». Nella postfazione, invece, Nicola Sbisà ha sottolineato la «limpida narrazione» e la «meticolosa e feconda ricerca» dell’autore.