Pur se pubblicato da circa un anno, ottiene ancora un buon numero di recensioni positive il saggio di Francesco Giacomantonio, dottore di ricerca barese in Filosofie e teorie sociali contemporanee presso la Facoltà di Scienze politiche, dove si è laureato nel 2000, dal titolo Il discorso sociologico della tarda modernità. Individui, identità e democrazia (pp. 182, euro 18) edito dalla casa editrice Il Melangolo di Genova. L'autore, nato a Bari nel 1975 ma residente a Margherita di Savoia, ha scritto su numerose riviste specialistiche, come Dissensi, Rivista internazionale di filosofia del diritto e Democrazia e diritto, e collaborato con il sito dello SWIF, per il quale ha in particolare curato la voce “Sociologia della conoscenza” nell’e-book Linee di ricerca. Il volume di Giacomantonio è diviso in due parti. Nella prima, dal titolo Individui e società: la condizione sociale tardo-moderna, l'autore si concentra sui "piani della modernità" e sulla costruzione della soggettività moderna e tardo-moderna, con particolare attenzione verso l'agire politico. Nella seconda parte, Individui e società: la condizione politica tardo-moderna, si parla dei concetti di democrazia, diritti umani, sovranità, della democrazia cosmopolitica e di "limiti e critiche al modello democratico occidentale".
Rifacendosi alle teorie in particolare di Lyotard e di Zygmunt Bauman, l'autore scrive: «La modernità è anzitutto caratterizzata dall'ambivalenza - come già mostrò Simmel nei primi nel Novecento - e dal rischio del prevalere dell'identità sulla soggettività, rischio che potrebbe condurre a conflitti identitari, etnici e di gruppo. [...] Nella società contemporanea, l'identità preme per avere un posto di rilievo nella tarda modernità; i gruppi etnici salvaguardano le proprie caratteristiche, l'individuo tende ad affermare la propria centralità rispetto ad ogni altro individuo, rischiando di perdere completamente la dimensione relazionale con l'altro». Riguardo il modello democratico occidentale, infine, sul quale si sofferma nella parte finale del volume, l'autore compie questa assai condivisibile riflessione: «i protagonisti della vita politica nelle società democratiche attuali sono non degli individui, ma sempre più le grandi organizzazioni pubbliche e private, partiti e sindacati; [...] l’assenza di cultura politica, a causa del conformismo di massa e l’apatia politica; accanto alle élites democratiche si sono affermati gruppi impegnati nella rappresentanza di interessi particolari; famiglia, scuola e istituzioni sanitarie continuano a essere rette da criteri sostanzialmente non democratici; persistono, soprattutto negli ambiti dell’economia e delle comunicazioni di massa, logiche di potere nascosto o invisibile».
