mercoledì 8 ottobre 2008

"La scordanza", di Beppe Lopez

Ne avevamo già accennato nel riferire il programma della Festa dei lettori 2008 in provincia di Bari. Segnaliamo oggi con maggiore dovizia di particolari il nuovo romanzo di Beppe Lopez, La scordanza (Marsilio, pp. 378, euro 19,50). Dell’autore barese nato nel 1947 proprio un anno fa segnalavo la sua ultima fatica in ambito saggistico, La casta dei giornali pubblicata per Stampa Alternativa. Ma il nome di Beppe Lopez è certamente noto anche per i suoi romanzi, in particolare per Capatosta (Mondadori 2000), seguito nel 2004 dal racconto storico Mascherata reale (Besa). Già numerosi, inoltre, sono i riscontri di critica ottenuti da La scordanza. Corrado Augias, sulle pagine di «la Repubblica», ne ha elogiato in particolare «la lingua: un impasto di italiano e dialetto piacevole e forte come in Camilleri, forse di più». Secondo Roberto Cotroneo «Il fascino di questo romanzo è la capacità di Lopez di costruire una storia intensa senza stereotipi, senza format inventati da altri, senza i soliti luoghi comuni», mentre Luca Canali, dalle colonne de «Il Giornale» l’ha definito «Un romanzo d’inconsueto valore umano prima ancora che letterario, un frutto inatteso nell’attuale deserto».

Questa una breve trama della storia raccontata in La scordanza: «Niudd’ appartiene a una generazione di italiani, nati fra gli anni Quaranta e Cinquanta, che ha attraversato una esperienza storicamente inedita e irripetibile. Una generazione che ha compiuto un primo passaggio epocale, attraverso il Sessantotto, da un Paese arcaico, innocente e autoritario, a un Paese moderno, in fase di smaniosa «liberazione individuale e collettiva». E poi un secondo, definitivo passaggio, negli anni Ottanta, da un Paese che aveva perso l’innocenza a una società in profonda crisi morale, sociale e politica. Senza radici e senza memoria di sé. Ubriaca di scordanza… Per inseguire i suoi miti e le sue ambizioni, Niudd’ emigra da Bari a Roma per fare il giornalista politico, partecipando a quel clima in cui la liberazione veniva vissuta in prima persona. Tanto per cominciare, nei rapporti professionali e nei rapporti d’amore e di sesso. In quel clima, dopo un paio d’anni dalla nascita di sua figlia Saverin’, Niudd’ sfascia, come da copione, il suo matrimonio con Iagatedd’, la ragazza che per amore lo aveva seguito nella capitale.Niudd’ vive lo spartiacque della fine degli anni Settanta – simboleggiato dall’assassinio di Moro – come una brutale, indebita, devastante interruzione di un “processo di democratizzazione” nel quale si era totalmente identificato.Doppiamente sconfitto e ferito – dal crollo del suo mondo di valori e di rapporti, e da una tragedia personale, la più grande che possa capitare a un uomo, che non vuole accettare – Niudd’ torna nel 2000 nella sua città, a sopravvivere proprio nella casa in cui era vissuto da ragazzo, in attesa e con la convinzione di poter rivedere sua figlia».