La casa editrice romana Avagliano ha ripubblicato una raccolta di racconti, uscita per la prima volta nel 1963 per Longanesi, di Sandro De Feo, grande protagonista della Roma del secondo dopoguerra, giornalista e scrittore che insieme agli inseparabili amici, Fellini, Flaiano, Brancati, ha praticamente inventato il mito della dolce vita e di via Veneto, ma che in realtà era di chiare origini pugliesi, essendo nato a Modugno, presso Bari, nel 1906. Fu un altro protagonista della Roma di quegli anni, Pier Paolo Pasolini, che suggerì all'amico Sandro De Feo il titolo La giudìa per questo volume di racconti. L'Introduzione è di Massimo Raffaeli, che scrive: «Quasi mezzo secolo di oblio non è bastato a cancellare il fatto che Sandro De Feo sia stato uno dei più originali scrittori degli anni Sessanta». A quarant'anni dalla sua scomparsa, di De Feo si ricordano soprattutto i suoi più importanti romanzi di quegli anni, Gli inganni (1962) e I cattivi pensieri (1967), ma anche la sua attività di giornalista al Corriere della Sera e al Messaggero, oltre che come critico teatrale dell'«Espresso», nonché come sceneggiatore di alcuni film straordinari come Europa '51 di Rossellini e La provinciale di Soldati.
Tra le numerose recensioni a questa nuova edizione di La giudìa, riporto quella di Alessandro Leogrande pubblicata sul numero di ottobre della rivista «Lo straniero» (della quale segnalo, nello stesso numero, le importanti riflessioni di Leogrande, Esposito e Fofi sullo scenario della politica italiana, due reportage da Venezia e le riflessioni di Vittorio Giacopini sull'educazione). Leogrande ricorda come De Feo «da provinciale inurbato, da pugliese che aveva saputo fondersi con le viscere di Roma, tenendosene però all'occorrenza in distacco, seppe guardare al caleidoscopio di vite e di umori che la attraversavano. [...] Una metropoli caotica, indolente, in perenne e beata decadenza, tanto da fargli adoperare l'espressione "il miele della decadenza" per indicare "la dolcezza del lasciarsi andare". De Feo sa che Roma è ed è rimasta "una grande città orientale" conficcata nel Mediterraneo. [...] Pertanto la dolce vita e il boom economico possono cambiare lo strato esteriore della città, il suo volto truccato, ma non la sua essenza, che riemerge puntuale nelle trattorie, nei vicoli, nelle zuffe di strada tra coatti e "teddi boise", nell'ozio dei caffè».