lunedì 20 ottobre 2008

"Un batracio ossia un rospo", di Gaetano Avena

Verrà presentato venerdì prossimo, 24 ottobre, alle ore 18 nella "Sala degli specchi" del Palazzo di Città a Bitonto, l'ultima raccolta di poesie di Gaetano Avena, dal titolo Un batracio ossia un rospo. Alla presentazione interverranno, oltre all'autore, il prof. Marco Vacca, il sen. Giovanni Procacci, il dott. Renato Greco e il prof. Nicola Pice, mentre alcune delle liriche saranno recitate da Francesco Martini. Gaetano Avena è nato a Bitonto, dove risiede, nel 1938 ed è laureato in filosofia. Ha ricoperto in passato l'incarico di assessore alla Pubblica Istruzione del comune di Bitonto e ha insegnato materie letterarie, tra l'altro, nei licei e nelle scuole superiori della provincia di Bergamo.

Tra le altre raccolte già pubblicate da Avena si ricordano, oltre alle Tre poesie (nell'immagine qui sopra) pubblicate da Il laboratorio in edizione numerata e con un'acquaforte di Silvio Stefanile nel 1991, Immensa nudità pubblicata nel 2000 dalle Edizioni dal Sud di Bari e E s'allontanano, pubblicata lo scorso anno dalle edizioni La Nuova Puglia. E se nel 2000 Antonio Stanca aveva definito la sua raccolta Immensa nudità come «un’opera in continuazione sospesa tra gli innalzamenti dell’idea ed i richiami della realtà e che generalmente assume il tono di un’accorata confessione, di un’aperta dichiarazione della pena sofferta da un artista che si sente escluso dai rapporti individuali e sociali, sconfitto dalle circostanze», su Un batracio ossia un rospo si è espresso, con queste parole, Mario Sicolo su BitontoLive.it: «Il suo poetare, chiaramente, resta un gemmare interminato di immagini mirabili ed imprevedibili, come se il vivere ce le srotolasse dinanzi al cuore senza posa. Emblema palmare ne è la concatenazione d’enjambement che lega indissolubilmente i versi, a volte endecasillabi perfetti, a volte rapidi quinari. Tutti palpitanti di autentica classicità. Tuttavia, leggendoli, ci assale la sensazione che, stavolta, l’uomo, che da sempre ha rivolto il suo ossequioso sguardo all’esempio dei Grandi per mirare diritto al Sublime – con l’alea del “ridicolo”, come avvertiva Ferlinghetti –, si senta improvvisamente all’ultimo giro di clessidra».