martedì 3 marzo 2009

"Cappella Sansevero" di Antonella Golia

Sulla Cappella dei Sansevero, uno dei più importanti monumenti di Napoli, luogo di culto nei pressi di piazza San Domenico Maggiore, e sui misteri che pare nascondere, si può contare un'ampia bibliografia. Da pochi mesi si è però aggiunta una nuova pubblicazione di sintesi, edita dalle Edizioni Akroamatikos con sede a San Giorgio Jonico, in provincia di Taranto, e scritta da Antonella Golia, dal titolo Cappella Sansevero. Tempio della Virtù e dell'Arte (euro 10,45). L'autrice, pur essendo nata a Napoli, nel 1980, vive tuttora ad Ostuni. Laureata in Beni Culturali, all’Università degli Studi di Lecce, si è specializzata a Napoli in “Management dei beni culturali” ed all’Università di Bari in “Economia e management del turismo culturale”. Nel 2004 ha svolto l’attività di operatore museale presso il Museo di Civiltà Preclassiche della Murgia Meridionale di Ostuni. Dal 2005 si occupa dell’organizzazione di eventi volti alla valorizzazione e fruizione dei beni culturali e della progettazione, organizzazione e gestione di corsi d’alta formazione. Dal 2008 è socia del Centro Ricerche di Storia Religiosa in Puglia – storia, arte e devozione. Il suo precipuo interesse è volto alla ricerca storico-artistica e in particolare alla scultura del ‘700 a Napoli e in Puglia.

La Cappella Sansevero è il percorso mistico e iniziatico voluto da Raimondo de Sangro, Principe di Sansevero. Lo studio di Antonella Golia abbraccia diverse discipline: dalla storia della Napoli del Settecento alla storia dell’arte e dell’architettura del periodo; dalla cultura massonica alla leggenda popolare. «Il senso di una nuova pubblicazione sul controverso monumento - si legge in quarta di copertina - e sull’ancor più controverso committente, lungi dall’essere esaustiva data la vastità dell’argomento, vuole essere una summa delle diverse teorie che nel corso degli anni si sono alternate nell’interpretazione del monumento. Siamo nel periodo della Napoli dei Borbone, quando avviene una delle prime “rinascite” della città; Carlo III, con i suoi progetti e le sue idee, rende Napoli capitale dell’arte e della modernità. E’ il periodo del restauro del Palazzo Reale, della costruzione della Reggia di Caserta, del Teatro San Carlo e del Real Albergo dei Poveri. È il periodo del rinnovamento settecentesco e della Napoli Capitale. In questo contesto emerge la figura del committente, Raimondo de Sangro, Principe di Sansevero. Raimondo, figura romanzata, leggendaria, misteriosa e singolare è sempre stato dipinto come un personaggio di ingegno, cultura, scienza e gusto. Il monumento celebrativo della famiglia, il “tempio della virtù”, è un dono all’arte ed alla scultura settecentesca, ancora oggi immerso in un “alone di mistero” cercato a suo tempo e mantenuto ancora oggi. Maestria, leggenda e simbologia si alternano nelle sculture della Pietatella, dalla Pudicizia al Disinganno ed al Cristo Velato, in un percorso mistico, storico ed artistico. Per il nostro Principe lavorano scultori del calibro di Antonio Corradini, Francesco Queirolo e un giovane Giuseppe Sanmartino, destreggiandosi tra sculture velate e monumenti allegorici. Nella Cappella sono conservate anche le cosiddette “macchine anatomiche”, frutto di uno dei tanti esperimenti che hanno alimentato le numerose leggende sul Principe. Negli stretti vicoli della città partenopea, don Raimondo ha realizzato un testamento monumentale ed iniziatico, compendio della storia, della cultura e dell’arte della Napoli del Settecento».