lunedì 16 marzo 2009

"La matitina dell'IKEA" di Angelo Di Summa

Dopo una serie di presentazioni in Puglia, è stato presentato nelle scorse settimane anche a Milano, nella sede dell'associazione regionale pugliesi, il libretto di Angelo Di Summa dal curioso titolo La matitina dell'IKEA, ovvero versi, ragionamenti, enunciati gnomici, calembour e altre futilità per una fenomenologia degli oggetti (pp. 56, euro 8) pubblicato dalle Edizioni Dal Sud. L'autore, attualmente dirigente del settore delle Politiche migratorie della Regione Puglia, è stato in passato sindaco di Triggiano (BA) e ricopre attualmente l'incarico di direttore del periodico «Triggiano democratica». Nel 1990 Di Summa ha già pubblicato, in collaborazione con Angelo Saponara, il volume Madrepuglia. L'occhio e la memoria (Schena) comprendente alcuni suoi «frammenti narrativi», mentre negli anni successivi, con la stessa casa editrice di Fasano, ha dato alle stampe Luxembourg e ritorni. Centoquarantuno frammenti di emigrazione (1994) e Le storie di Attar (2001). Il suo nuovo volumetto è corredato da una serie di illustrazioni dell'artista di Monopoli Tommaso Notarangelo, che vengono definite dei «teoremi grafici».

Il volumetto, pur partendo da una riflessione filosofica sugli oggetti, è in realtà una vera e propria plaquette di trentasei poesie, tutte dedicate appunto a oggetti della vita quotidiana: dal cellulare al cavatappi, dal divano alla pentola, dal bicchiere alla molletta da bucato e così via. La premessa filosofica della raccolta di poesia è in realtà esplicitamente espressa in quarta di copertina: si tratta cioè di un saggio del 2006, pubblicato su «il manifesto», di Lorenzo Imbeni, che così scriveva: «gli oggetti - vale a dire la realtà artificiale con cui intrecciamo un continuo rapporto nel quotidiano - si pongono come nodi complessi di relazioni attraverso cui esercitiamo il nostro legame operativo con il mondo, un rapporto multidimensionale che si esprime non solo nella funzionalità dei nostri atti fisici, ma anche nei significati simbolici, nelle immagini percettive, nelle relazioni sociali». Partendo da questa premessa intellettuale, l'autore svia però sulla strada dell'ironia, dando vita a un gioco intellettuale sullo «svelamento dell’occulto che c’è nella esperienza ordinaria, secondo la lezione heideggeriana dell’agire progettante e del “fare con” gli oggetti, invece che del “pensare di” essi, mettendo definitivamente da parte tutto ciò che presumiamo di sapere sulle cose».