Antonio Del Giudice, 60 anni, originario di Andria, ha svolto per molti anni la professione di giornalista in giro per l'Italia, in particolare per il gruppo Repubblica-l'Espresso e ricoprendo anche l'incarico di direttore del quotidiano abruzzese «Il Centro». Ha vissuto a Bari, a Roma, a Milano, a Palermo, a Mantova e a Pescara. Oltre agli innumerevoli articoli ha pubblicato un libro intervista con Alex Zanotelli nel 1987 La morte promessa. Armi, droga e fame nel Terzo Mondo. Da poche settimane ha però pubblicato la sua prima opera narrativa, per le edizioni San Paolo, dal titolo La Pasqua bassa (pp. 168, euro 14). La storia al centro della narrazione di Del Giudice è, per sua stessa ammissione, legata alle sue origini e al territorio pugliese o più in generale meridionale. È ambientato infatti a cavallo della seconda guerra mondiale nel Mezzogiorno in una famiglia di contadini che vede un suo figlio morire nei giorni della Pasqua bassa del 1994, dunque dopo l'8 settembre, nei pressi della città natale, ucciso da una raffica di mitra da un battaglione di soldati tedeschi. Con la morte del figlio comincia l'agonia del padre e la tragedia di una famiglia contadina unita dalla povertà e dalla solidarietà.
A far da sfondo all'intera vicenda, un presagio, una superstizione: quella secondo cui la Pasqua bassa porti con sé eventi luttuosi. «Il libro – ha spiegato nel corso di una presentazione del suo romanzo ad Andria Antonio Del Giudice – trae linfa dal territorio, dalla mia terra d’origine e segue la storia di una famiglia rivissuta con l’occhio di un bambino di dieci anni, tanto che qualcuno non ha esitato a definirlo un “romanzo innocente». Pinuccio, lo sfortunato soldato ucciso dai tedeschi, è secondo l'autore infatti veramente esistito, come i suoi genitori e gli altri personaggi presenti nel libro. «Parto dalle mie radici, da quelle della famiglia di mia madre, che era di origine contadina, per allargarmi, a cerchi concentrici, alla grande famiglia, al quartiere, al paese, per raccontare l’ordìto della storia d’Italia in quel momento, la guerra, il fascismo». Ma nel libro di Del Giudice non mancano ritratti storici del Mezzogiorno di epoche anche precedenti, risalenti «al brigantaggio, all’Unità d’Italia, per fare proprio un excursus nel territorio. Ma se tra le pagine si guarda al passato con nostalgia, io personalmente non lo faccio, perché il mio sguardo contempla il pathos, non la nostalgia».
