lunedì 9 marzo 2009

"Nicola Pende. Homo socialis harmonicus" di Domenico Di Pinto

La vicenda storica, personale e scientifica di Nicola Pende, medico e docente universitario originario di Noicàttaro (Ba), e il caso della sua firma in calce al Manifesto degli scienziati razzisti del 1938 sono spesso al centro delle ricerche storiche per quanto riguarda l'adesione al fascismo delle personalità intellettuali, in questo caso, pugliesi. Prende posizione in merito ora anche Domenico Di Pinto, in un saggio dal titolo Nicola Pende. "Homo socialis harmonicus" (razza e non razzismo) (pp. 130, euro 10), pubblicato dalla casa editrice Secop di Corato, e che sarà presentato domani, martedì 10 marzo alle ore 18,30 presso la Libreria del Teatro di Bitonto alla presenza, tra gli altri, dell'on. Rocco Pignataro, del prof. Sebastiano Valerio dell'Università degli Studi di Foggia, del dott. Giovanni Lacoppola (Dirigente scolastico provinciale) e di Donato Anelli, insegnante presso il circolo che porta proprio il nome di Nicola Pende. L'autore è nato nel 1936 a Canosa di Puglia, dove vive e opera; è stato Segretario Generale, Segretario Comunale capo, e Direttore Generale in vari comuni di Puglia e Basilicata. Attualmente ricopre l'incarico di dirigente della scuola dell’Infanzia “J. F. Kennedy” e della scuola Primaria “Giovanni XXIII” di Canosa. Fortemente impegnato nella vita sociale, politica e culturale della sua realtà territoriale, ha rivestito diverse cariche in Enti locali, pubblici e amministrativi.

Per prendere le distanze in maniera assoluta dall'ipotesi storica dell'adesione di Nicola Pende al Manifesto della Razza, Di Pinto raccoglie varie testimonianze e soprattutto cita le parole del medico nojano, dalle quali si dedurrebbe l'estraneità di Pende dalle leggi razziali, come, ad esempio, la seguente citazione, dalla quale è tratto anche il titolo del volume di Di Pinto: «La civiltà sarà sempre un simulacro atto a coprire anche il più selvaggio egoismo biologico e morale, se non sarà comunitarismo fraterno di vita tra tutte le classi d`una nazione e tra le varie nazioni. Senza tale comunitarismo fraterno l`individuo resterà schiavo della propria sfera istintiva e la nazione schiava delle proprie barriere e del proprio utilitarismo materialistico, anche se ornato di lussuosa intellettualità. Occorre formare non solo una coscienza individuale, non solo una coscienza nazionale, ma una coscienza mondiale. Homo socialis harmonicus con coscienza mondiale: ideale dell`umanesimo naturale soprannaturale cristiano».