mercoledì 11 marzo 2009

"Oggi è il mio domani", di Antonia Occhilupo

Già in altre due occasioni abbiamo segnalato volumi scritti da parte da chi è riuscito a sconfiggere alcune tra le peggiori forme tumorali, e che ha voluto con passione e intensità riportare in un libro il proprio percorso, dalla scoperta della malattia al travaglio della sofferenza al momento della guarigione. In entrambi in casi, quelli di Fabio Salvatore e di Patrizia Rossini, i volumi hanno ottenuto un buon seguito di lettori. Rientra in questo solco anche il volume Oggi è il mio domani (pp. 352, euro 16), scritto da Antonia Occhilupo, pubblicato per la casa editrice I Libri di Icaro, di Lecce, che racconta la vicenda biografica dell'autrice e della sua lotta alla miastenia. Antonia Occhilupo è nata nel 1955 e vive nel Salento. Ha conseguito la Laurea in Psicologia nella storica Università di Padova e ha poi fortemente voluto la seconda in Medicina e Chirurgia per potersi specializzare in Psichiatria a Firenze. Svolge da anni la sua attività di Psichiatra nel servizio pubblico. È al suo esordio narrativo, avendo pubblicato finora solo lavori scientifici.

Il volume, pubblicato nel 2008, è stato presentato moltissime volte in tutta Italia, e prevalentemente nel Salento: il prossimo 24 marzo verrà presentato presso l'Ufficio Cultura del Comune di Lecce, presso l'ex Conservatorio Sant'Anna. Come scrive Ornella Ghezzi nella prefazione, «La prima tappa del cammino di questa esperienza è il coma ed il confronto con un nuovo modo di essere al mondo: dipendente da una terapia rigida, confinata a casa, lei prima sempre “in prima linea” accanto alla sofferenza degli altri. Ma è questa nuova dimensione l’ispiratrice, paradossalmente, di una infinita creatività letteraria. La sofferenza diventa occasione per ricordare momenti struggenti dell’infanzia, per comunicare gli istanti più drammatici, per interpretare tecnicamente sogni carichi di simbolismi, per fissare sensazioni ed emozioni intensissime. L’autrice non prescrive ricette per eliminare il dolore né per lenirlo. Offre, però, i mezzi per trasformarlo in un’esperienza che può arricchire chi è costretto a viverla».