martedì 11 dicembre 2007

Casa popolare vista mare


È stato pubblicato nella collana Nuove Lune della casa editrice Besa il nuovo libro di Giacomo Annibaldis, redattore della pagine culturali della «Gazzetta del Mezzogiorno» e traduttore di romanzi dell’antica Grecia, dal titolo Casa popolare vista mare (pp. 96, euro 10), una raccolta di racconti «legati da un unico filo conduttore che ruota attorno al microcosmo esistenziale di una sola famiglia», come si legge nella scheda editoriale. «Pare che l’autore, trasporti la vita delle periferie romane raccontate da Pasolini, nel moto ontologico alla deriva degli eco-mostri alla periferia di Bari, in cui trovano vita personaggi la cui vita non potrebbe essere che descritta come fuori dal comune, per quante situazioni spesso paradossali incontrano nel loro trascorrere la vita quotidiana, piena di numerosissime e singolari difficoltà. Il tutto condito da uno stile sobrio, asciutto, mai banale, e soprattutto mai incline alle lusinghe di toni da slang e carico di una sorniona ironia. La ricercatezza stilistica di quest’opera sta nell’aderenza di Annibaldis allo stile giornalistico, proprio del suo mestiere, e a quella di acuto osservatore di un’umanità che sembra quasi aver toccato con mano».

Si legge nella recensione scritta da Giuseppe Cassieri sulla «Gazzetta del Mezzogiorno» di sabato 8 dicembre: «Gli attori del dramma non tardano a rivelare il clima in cui sopravvivono, rassegnati o distorti nel malessere e nella malavita: intimità e igiene sotto zero, figli predisposti a droghe e bullismo, lotta feroce nel cambio e scambio di case assegnate dal capatazzo dello Iaccipì, anarchia e irrisione della giustizia. I personaggi, in buona parte femminili, tengono banco nel rione, a minima distanza dal litorale, e vengono descritti con sapore picaresco, guadagnandosi il ruolo di coprotagonisti negli intrighi giornalieri. [...] In meno di cento pagine fluide e mirate, Annibaldis racchiude quel che produce ripugnanza e ci illudiamo di aggirare. Lo racchiude valendosi di una scrittura agra, erosiva, nell’impasto di voci ibridate dal dialetto barese. L’humour dell’autore è tutto sottopelle, ma agisce e graffia anche quando sembra che non ci sia».

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