È stato pubblicato da alcuni mesi, ancora per Manni, il terzo libro di narrativa di Antonio Errico, Viaggio a Finibusterrae. Il Salento fra passioni e confini (pp. 104, euro 10), dopo i precedenti Favolerie del 1996 e L’ultima caccia di Federico Re. Questo nuovo libro di Errico è tutto intriso dei profumi e dei luoghi del Salento: da Otranto «memoria e smemoranza» alle «luci di Castro», da Lecce a Gallipoli, da Santa Maria di Leuca a Santa Cesaria «dove è triste vivere senza un amore». Ha scritto Daniela Pastore nella sua recensione di pochi giorni fa sulla «Gazzetta del Mezzogiorno» che Viaggio a Finibusterrae «è un’esplorazione del Salento sulle ali di una farfalla o su una “navicella” che attraversa il tempo. Un percorso fra luoghi reali ed interiori, nella coscienza arcana della "terra del rimorso", nelle malinconie e delicatezze di un Sud del Sud denso di meraviglie. Scorrono le pagine, e con esse la geografia, l’arecheologia, la lirica dei siti». Mentre nella recensione di Antonio Prete apparsa su «Liberazione» lo scorso 18 agosto si leggeva: «In questa terra che corteggia l'improbabile, le pagine di Viaggio a Finibusterrae conducono il lettore, facendo ricorso alla mediazione dei poeti e degli scrittori che a questa terra appartengono per nascita o per scelta di scrittura. E il viaggio diventa evocazione, anche se fuggevole, di certi versi, di certe scritture che il Salento hanno interrogato: Girolamo Comi, Maria Corti, Vittorio Pagano, Vittore Fiore, Salvatore Toma, Antonio Verri e altri vanno a comporre, per brevi citazioni e brevissimi richiami, un'altra terra nella quale la prima si riflette: una terra fatta di ritmi, di parole, di immaginazione. Quale delle due è quella vera? Quale il riverbero, e il miraggio?».
La quarta di copertina recita così: «Finibusterrae è un luogo reale: l’estremo lembo geografico dell’Italia, dove lo Jonio e l’Adriatico si uniscono e confondono, dove la terra è rossa e senza erbe, con le pietre e gli ulivi e i fichidindia. Ma Finibusterrae è anche un luogo dell’anima. Chi vuole andarci non potrà arrivare mai. Si può procedere soltanto verso questo luogo, all’infinito».
Via: www.mannieditori.it
La quarta di copertina recita così: «Finibusterrae è un luogo reale: l’estremo lembo geografico dell’Italia, dove lo Jonio e l’Adriatico si uniscono e confondono, dove la terra è rossa e senza erbe, con le pietre e gli ulivi e i fichidindia. Ma Finibusterrae è anche un luogo dell’anima. Chi vuole andarci non potrà arrivare mai. Si può procedere soltanto verso questo luogo, all’infinito».
Via: www.mannieditori.it

Nessun commento:
Posta un commento