L'editore Congedo ha pubblicato nei mesi scorsi un volume che sta ottenendo diverse presentazioni in Puglia e in tutta Italia, l'opera di Riccardo Riccardi dal titolo L'impresa di Felice Garibaldi fratello dell'eroe dei due mondi (pp. 296, euro 16). In particolare, l'opera, dopo essere stata presentata in occasione delle celebrazioni garibaldine organizzate dal Comune della Maddalena, tra il 31 maggio e il 2 giugno, è stato presentato ieri a Bitonto. L'autore, giornalista e saggista, è uno dei maggiori studiosi delle famiglie meridionali, ha pubblicato infatti nel 2003 I Pomarici di Matera - Vicende di un casato e di un palazzo, collabora con «Risorgimento e Mezzogiorno», «Studi Bitontini» e «La Gazzetta del Mezzogiorno». Nel suo percorso narrativo Riccardi segue un filo ricco di aneddoti che testimoniano una certosina ricerca, a tutto campo, creano diversi piani di racconto e interessano anche le famiglie pugliesi o nizzarde legate ai protagonisti della storia.
Il protagonista del volume è Felice Garibaldi, fratello di Giuseppe. Felice arrivò a Bari nel 1835, proveniente da Nizza e in poco tempo divenne una figura chiave della produzione olearia tra il capoluogo pugliese e Bitonto. La sua storia si intersecò con la fervida borghesia pugliese di metà Ottocento e si legò a doppio filo con l'intraprendenza di questo angolo del regno borbonico che ebbe la fortuna di restare lontano dai grandi tumulti del nazionalismo ottocentesco. Gli imprenditori pugliesi costruirono dei veri imperi economici in una terra vocata nella produzione olearia. All'ombra degli olivi molti produttori realizzarono le fondamenta dell'economia dell'Italia meridionale. Quella che Felice Garibaldi incontrò nel 1835 era una terra che traeva nutrimento dall'olivo senza saperne sfruttare al meglio le potenzialità economiche. A sconvolgere un sistema di raccolta millenario, che prevedeva la maturazione delle olive e la raccolta da terra delle drupe - con notevole perdita delle qualità organolettiche- fu Pierre Ravanas che nel 1826 era giunto a Bari e aveva ottenuto la possibilità di realizzare un frantoio con le nuove tecniche di produzione. Nel 1828 nei pressi di Bitonto, il francese utilizzò per la prima volta l'antico frantoio nei pressi del Torrione angioino e dopo pochi anni ben 120 frantoi lavoravano l'olio alla "francese", dotati cioè del torchio idraluico e delle due mole. Nell'estremo Sud del'ltalia la rivoluzione francese aveva deposto il suo seme di novità tecnologica. Con introduzione del Prof. Raffaele Giuralongo e prefazione di Giuseppe Garibaldi, pronipote del protagonista, il lavoro ricostruisce in maniera precisa e dettagliata fino agli ultimi anni dell'imprenditore che, tornato a Nizza per motivi di salute fu accudito dall'Eroe dei due Mondi. Attraverso la analisi delle corrispondenze epistolari con la famiglia, è possibile intravedere le vicende dell'epoca storica ed il fermento culturale e mercantile dell'epoca.
