mercoledì 19 marzo 2008

"Luoghi e sogni dispari" di Giuseppe Conte

Sono state pubblicate dalle Edizioni del Pescecapone alcune importanti liriche di Giuseppe Conte, importante voce poetica del Salento. Il volumetto dal titolo Luoghi e sogni dispari contiene trentacinque liriche che si dipanano nelle 63 pagine della raccolta. Esso è inoltre corredato da un'immagine di copertina di Carlo Bevilacqua e da una presentazione di Giovanni Pellegrino, Presidente della Provincia di Lecce.

«Ho conosciuto Giuseppe Conte (Peppino per gli amici e abbastanza presto anche per me) come un funzionario scrupoloso, attento, estremamente riservato, quotidianamente impegnato nel tumulto dell’ufficio di presidenza della Provincia di Lecce», osserva Giovanni Pellegrino nella prefazione al libro, sottolineando l’impegno dedicato dal poeta/funzionario alla organizzazione dell’«Olio della poesia», premio letterario che da dodici anni la Provincia organizza a Serrano, frazione di Carpignano, patria di Conte. «Dal muretto a secco/dagli ulivi stanchi morti/tra il passo leggero delle stagioni/dentro il vociare bianco/di uccelli meraviglia/che volano via per amore» muove l’itinerario poetico di Peppino dal «suo» Salento verso un «altrove» dai confini indefiniti, luogo fisico e metafisico insieme, meta impossibile verso una condizione esistenziale diversa. Una condizione che è aspirazione costante e irrealizzabile. «In questo nostro esulare/tra carte d’ufficio e scrivere rime», così il Conte descrive l’alternarsi del suo tempo, tra lavoro e poesia, «in attesa delle ripartenze sempre/rinviate/sempre morbidamente impossibili». Inconsapevole Bernardo Soares del Sud Italia dal cuore di carta che «prende fuoco col primo/respiro del sole».

Ha scritto in una recensione Antonio Errico che «Conte riconferma il suo passo poetico leggero, l’andamento narrativo, una elaborazione testuale che privilegia i passaggi graduali, la consequenzialità dei movimenti del discorso, la struttura sorvegliata, il lessico accurato. Ribadisce i temi della necessità della memoria e dell’urgenza della parola poetica, la sua insostituibile complicità, il suo costituirsi come condizione fondante di ogni agire e di ogni pensare».