lunedì 28 aprile 2008

"Il matrimonio e altre tradizioni popolari"

Il consueto editoriale domenicale di Raffaele Nigro sulla «Gazzetta del Mezzogiorno» si è soffermato ieri su un corposo volume di recentissima pubblicazione della poetessa e scrittrice Grazia Stella Elia, dal titolo Il matrimonio e altre tradizioni popolari, per i tipi di Levante Editori (pp. 478, euro 40). Il volume raccoglie un'ampia e dettagliata documentazione sui riti del fidanzamento e del matrimonio in Puglia, con un'attenzione particolare alla Capitanata, pur non mancando altri riferimenti a Bari, a Noci, a Noicattaro e altre zone del Sud Italia. Manlio Cortellazzo nella Presentazione parla di «efficaci e colorati bozzetti, che tracciano con abilità di scrittura come si vivevano una volta il corteggiamento e il matrimonio (l'avvenimento principale perchè, almeno allora, unico ed irripetibile, e trattato, quindi, con adeguata ampiezza), la nascita dei figli e il lato religioso dell'esistenza: il Natale,la Quaresima e la Settimana Santa, la morte e, come esempio della più alta manifestazione della propria fede, il pellegrinaggio [...]. Il lavoro [di Grazia Stella Elia] non è una mera elencazione dei fatti avvenuti nel proprio paese, ma è completato da un fitto tessuto di comparazioni, che si estendono dalle località vicine a quelle regionali e, in qualche caso, particolarmente interessante per la coincidenza dei costumi, anche in altre parti di Europa e in altri continenti [...]».

Così Nigro nel suo editoriale di ieri descrive uno di momenti topici dei riti raccolti nel volume: «dalle parti del foggiano [...] c’era una donna a fare da mezzana e a portare l’ambasciata del pretendente alla famiglia della sposa. Entrava in casa e diceva: "Vengo per onore e onore vi porto e onore vi chiedo; il figlio maggiore di Monterisi vorrebbe sposare Loretina, vostra figlia; se la cosa vi fa piacere, domenica prossima verrà la famiglia a fare la richiesta di fidanzamento". Una pausa di riflessione da parte dei genitori di lei poi la risposta e la festa di fidanzamento. Era un fidanzamento lungo o breve, comunque una tortura. Perché i fidanzati non restavano mai soli, in casa e fuori, e a passeggio di andava in tre, come ricorda una canzone di Modugno: "Io mammeta e tu, passeggianno pe Toleto, noi annanzi e mammeta arreta". Il passo successivo era la preparazione del corredo e la presentazione dei pannamenti e delle carte di capitolo spesso firmate davanti al notaio. Variava a seconda delle classi sociali, si davano panni a quattro a sei e a otto. In casa di ricchi si poteva arrivare a quaranta. Le donne avevano cominciato a preparare il corredo da bambine, ricamavano sulle porte di casa pizzi "a rinascimento", "tombolo", "filèt di Cantù", "sfilato siciliano"».