Nato a Copertino, in provincia di Lecce, Antonio Prete insegna Letterature comparate all'Università di Siena. Da pochi giorni è disponibile la sua ultima pubblicazione, che torna a indagare alcuni importanti aspetti della poetica leopardiana e non solo: si tratta di Trattato della lontananza, pubblicato dalla torinese Bollati Boringhieri (pp. 208, euro 15). Prete torna così a scrivere su Leopardi dopo alcuni altri saggi famosi pubblicati negli ultimi vent'anni, come Il demone dell'analogia: da Leopardi a Valéry (Feltrinelli 1986), Il pensiero poetante (Feltrinelli 1997), Finitudine e infinito (Feltrinelli 1998), Il deserto e il fiore (Donzelli 2004). Ha fondato e dirige la rivista di poesia e critica letteraria «Il gallo silvestre».
In quarta di copertina si legge: «Oggi la lontananza non è più lontana. È prossima, transitabile, persino domestica. È infatti nelle case, sul monitor del computer, sul display dei cellulari, nel suono che giunge agli auricolari. La tecnica del nostro tempo, la tecnica oggi trionfante, è infatti la tecnica del lontano. Tutto quel che è lontano – isole, deserti, città, avvenimenti, paesaggi, costumi di ignote popolazioni – viene oggi verso di noi, bruciando il tempo e lo spazio della lontananza. Si fa contemporaneo. Si fa superficie, schermo, suono. Diventa il qui e ora offerto allo sguardo, all’ascolto».
Sul «Corriere del Mezzogiorno», invece, Enzo Mansueto così spiega il senso del titolo e dell'argomento del saggio di Prete: «Rappresentazioni della "lontananza" e non, semplicemente, del lontano: poiché in quella prima parola - come per la "ricordanza" leopardiana, che non è il ricordo, ma il movimento dell'affiorare di quest'ultimo, dalle plaghe oscure dell'oblio al luminoso tempo della poesia - si disegna il delinearsi, nel linguaggio, dell'informe sconfinato in una forma contemplabile. Questi assunti teoretici sono argomentati da Prete in una serie di capitoli tematici [...] che procedono attraverso la lettura, ricca e avvincente, di oggetti estetici disparati: la poesia di Leopardi, ovviamente, terreno di indagine privilegiato del critico, i poeti provenzali, Baudelaire, il mito dell'Utopia, la nostalgia, la pittura di Goya, di Friedrich, di Turner, di Monet, la cartografia fantastica di tanta letteratura, da Swift a Calvino, e molto altro».
