Il successo editoriale di Gianrico Carofiglio continua a dar vita ad altre pubblicazioni. Dopo quella con il fratello Francesco, viene ora pubblicato dalle edizioni Nottetempo di Roma il romanzo della madre del magistrato-scrittore (e prossimo deputato), Enza Buono, dal titolo Quella mattina a Noto (pp. 152, euro 14). Il romanzo dell'autrice è accompagnato, in coda, da un racconto del figlio Gianrico, che sul sito internet della casa editrice romana è l'unico dei due a godere di un rigo di biografia. L'autrice, originaria della Sicilia ma barese d'adozione, ha comunque al suo attivo, prima di questo romanzo, la pubblicazione di altre tre opere pubblicate con piccole case editrici, tra cui Arielle è andata via, edito da Schena due anni orsono.
Così si legge in quarta di copertina: «Tornata dopo quarant’anni nella Sicilia della sua giovinezza, la narratrice vede avanzare tre figure di donna “con leggero passo di danza”, che la inducono a raccontare la loro storia. Sono le protagoniste di Quella mattina a Noto, donne che nella Sicilia a cavallo del secolo si sono battute per la libertà di decidere, di istruirsi, di insegnare. La capostipite è Mariannina, costretta ad abbandonare Palermo dopo la perdita del marito e del patrimonio. La figlia, Lidduzza, conquista l’indipendenza e la difende gelosamente; la nipote, Ituzza, si laurea – ospite della famiglia Brancati, dove il piccolo Vitaliano, detto Nuzzo, inventa sul vasino le sue prime storie – e poi si trasferisce a Noto, dove insegna, si sposa e cresce i figli, finché la necessità la spinge a lasciare la sua Sicilia per Bari».
Su «la Repubblica» di alcuni giorni fa, si legge in una recensione: «E' una bella storia dalla scrittura densa che ignora le sciatterie linguistiche, dai ritmi avvolgenti che non idolatrano la rapidità, capace di restituire con un sapiente scavo psicologico una galleria di ritratti di donne che alla fine risultano indimenticabili: ragazze bellissime e intrepide, madri tenere e orgogliose, nonne affabulatrici ma prive di leziosaggini - a cominciare da "mamma ranni", la mamma grande, con quel suo appellativo già legata al tramonto della vita».
